neonatoQuando la mamma si allontana non si dispera: sa che tornerà. Se un altro neonato piange accanto, si unirà anche lui. Quando il papà o una persona cara, che ha intravisto spesso, abbraccia o dedica le sue attenzioni a qualcun altro, avverte un senso di dispiacere.

Il neonato e il riconoscimento delle emozioni

3-4 mesi

A tre mesi i neonati  già posseggono un’ ampia gamma di capacità; a quattro hanno già acquisito abilità deduttive, sanno distinguere le espressioni sui visi altrui e hanno una memoria di ferro tanto da provare rancore nei confronti di un fratello maggiore che li ha strapazzati.

4-6 mesi

Fra i quattro e i sei mesi cominciano ad intuire il dolore o l’ ansia di chi gli sta accanto.

Il bambino come cosiddetta «tabula rasa» di Piaget (che rimandava lo sviluppo delle emozioni alle esperienze) in realtà non esiste. I bambini, in effetti, portano con loro tutto ciò che siamo noi (addirittura il pre-concepimento ha un suo ruolo) e sono stati i nonni, i bisnonni, etc. Ma chissà che portino con loro qualcosa di ancora più lontano.

Gli studi sulle emozioni dei neonati

E’ provato che i neonati possiedano capacità complesse già dai 3 mesi di vita. Ecco alcune caratteristiche prese in considerazione dagli studi sull’argomento:

Empatia

Una delle prime capacità complesse ad affiorare in un neonato è l’ empatia. Secondo Martin Hoffman, psicologo all’Università di New York, l’ empatia è radicata fin dalla nascita anche se a livello rudimentale e ciò è stato dimostrato da uno studio italiano.

Bambini di tre mesi cominciavano a piangere dopo aver sentito gli strilli di altri bimbi, ma restavano tranquilli nell' ascoltare la registrazione del loro pianto.

Lingua

Per anni si è creduto che bastassero le cassette e i materiali multimediali per insegnare ai bambini una lingua straniera. Ora si scopre invece che già a 9 mesi il piccolo non si lascia ingannare.

I suoni che escono dal registratore gli arrivano come un fruscio senza significato, mentre è ben diverso l' effetto che si ottiene se il bimbo ascolta la voce di un essere umano in carne ed ossa.

Il bimbo può imparare persino a riconoscere l’accento del cinese mandarino, se è una persona a parlargli, perché è necessaria «la connessione emozionale», spiega Patricia Kuhl che da dieci anni studia questi comportamenti. La teoria del bambino che apprende solo con l’ esperienza è totalmente superata.

Le emozioni sono innate

Il neonato prova emozioni in modo spontaneo ed innato, ma apprende dal mondo come relazionarsi a quello che prova, è perciò compito dell’educazione fare in modo che il bambino possa mantenere nel tempo la stessa naturalezza nell’affrontare le emozioni che ha avuto nel sentirle affiorare.

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