Il digiuno allunga la vita: come praticarlo, quali sono i benefici e gli studi scientifici
Il digiuno viene considerato, da chi non lo conosce e spesso anche da medici e nutrizionisti, in modo negativo.
Si sostiene che il cervello ha bisogno continuo di zuccheri e che l’organismo, in caso di digiuno li produce utilizzando le proteine contenute nei muscoli, che il digiuno provoca la chetosi o acetonemia, oppure che il peso che si perde grazie al digiuno è soprattutto dovuto all’acqua perduta e non effettivamente alla perdita di massa grassa. O ancora, che se si digiuna l’organismo tenderà ad ingrassare perché tutto ciò che mangiamo viene immediatamente accumulato.
Per tutti questi motivi si sconsiglia il digiuno a favore di una alimentazione equilibrata e continua (almeno 5 pasti durante la giornata).
Ma è tutto vero? Cos’è effettivamente il digiuno e quali sono i suoi effetti sull’organismo?
Ecco quali sono le evidenze mediche e studi scientifici in merito.
Cos’è il digiuno
Il digiuno è un periodo di tempo (da 2 a 30-40 giorni) in cui si sospende l’alimentazione esterna e ci si avvale per il funzionamento dell’organismo, delle proprie riserve nutritive accumulate con l’alimentazione precedente.
Un digiuno di minimo 3 giorni aiuta l’organismo ad eliminare le tossine, uno di 5 giorni dà il via al processo di guarigione, uno di 10 giorni almeno ripara anche problemi di salute importanti.
Stare a digiuno non significa vivere senza elementi nutritivi, ma utilizzare quegli elementi che sono depositati nel nostro organismo, che non sono solo “grassi”, ma anche sali minerali, vitamine, proteine e zuccheri.
L’organismo umano ha una capacità “innata” di adattarsi al digiuno, che anzi diventa per l’organismo un grande alleato.

La digiunoterapia
Il digiuno non è solo una pratica di benessere, ma un metodo molto utile per l’auto guarigione, la prevenzione, e la ricerca interiore; questa tecnica è parte integrante della Medicina Naturale.
Il digiuno terapeutico è presente in molte pratiche igieniche e terapeutiche dei vari popoli della terra: la troviamo nei rituali di molte religioni (anche quella cattolica) e tradizioni del mondo. Anche nella medicina
Nella storia della medicina il digiuno ha sempre rivestito un grande ruolo, da Ippocrate a Celso, a Galeno fino ad arrivare a Santa Ildegarda, sono innumerevoli gli autori che hanno trattato il digiuno a scopo terapeutico. Ai nostri giorni ricordiamo Umberto Veronesi, grande sostenitore del digiuno e direttore scientifico dell’istituto Europeo di Oncologia di Milano.

Come praticare il digiuno
Il digiuno non può essere iniziato improvvisamente e senza preparazione, soprattutto se superiore ai 2 giorni. Ecco come praticare correttamente un digiuno di circa 8 giorni.
ATTENZIONE ! Chi soffre di ipoglicemia o di diabete può praticare il digiuno solo sotto stretto controllo medico.
Gli studi scientifici che avvalorano la pratica del digiuno
I primi studi sul digiuno
Il digiuno ha iniziato ad acquisire valenza medico-scientifica nell’800, con il fisiologo francese Chossat, il quale effettuò delle ricerche sui piccioni, dimostrando che, durante un digiuno estremo, vengono utilizzati per la sopravvivenza dell’organismo i tessuti meno importanti e che gli organi vitali vengono conservati indenni o con la minima perdita il più a lungo possibile.
In Italia, il primo studio scientifico sull’uomo fu compiuto dal Prof. Luigi Luciani, uno dei più importanti fisiologi mondiali dell’epoca, a quei tempi direttore della cattedra di fisiologia all’università di Firenze, il quale tenne sotto osservazione per 30 giorni un volontario, un certo Giovanni Succi, già noto per essersi sottoposto, in precedenza, ad altri lunghi digiuni. Il Prof. Luciani pubblicò le sue osservazioni nel libro ”Fisiologia del digiuno” leggi di più su digiuno.it
Digiuno e dimagrimento
Uno studio condotto presso il National Insititute on Aging i topi che mangiavano solo un giorno sì ed uno no, e che erano autorizzati ad ingozzarsi nel giorno in cui mangiavano, avevano gli stessi benefici di quelli che mangiavano tutti i giorni il 40% in meno della normale razione: questi i risultati riportati da alcuni scienziati nel “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Digiuno e longevità
Lo studio condotto da Valter Longo, dell’Università of South California e dell’Ifom di Milano, ha dimostrato che il digiuno abbassa i fattori di rischio associati all’invecchiamento, come diabete malattie cardiovascolari e cancro. L’invecchiamento viene rallentato grazie alla rigenerazione dei tessuti che viene stimolata dal digiuno: stare per almeno 24 ore consecutive senza nutrimento esterno (ma sempre con assunzione di liquidi) fa reagire il nostro organismo con una serie di precauzioni che lo proteggono, migliorando la risposta immunitaria, riducendo l’infiammazione e potenziando la capacità cellulare di liberarsi dalle sostanze di scarto.
Gli effetti sui topi della restrizione calorica protratta per quattro giorni due volte al mese includono, oltre alla riduzione del grasso viscerale e sottocutaneo, anche una maggior produzione di cellule progenitrici e staminali e del sangue (emopoiesi). «Il risultato è un complessivo ringiovanimento del sistema cellulare di ossa, muscoli, sistema immunitario ma anche del cervello» sostiene Longo.
Digiuno e benessere cardiovascolare
Una ricerca dell’Intermountain Medical Center Heart Institute presentata nell’ambito dell’American College of Cardiology, che ha ripreso un loro antecedente studio del 2007 in cui il digiuno era stato correlato con una riduzione del rischio coronarico, ha riscontrato che grazie a un digiuno periodico si ha un beneficio generale per la salute, in particolare per quella cardiovascolare.
Digiuno e diabete
Uno studio su soggetti umani, non ancora terminato, di Andreas Michalsen dell’ospedale della Carità di Berlino, si concentra sul trattamento della sindrome metabolica. Secondo quanto emerge dai risultati, sembra che il diabete di tipo II possa essere contrastato con il digiuno e che dopo vari cicli di digiuno alcune persone possano addirittura sospendere il loro trattamento. Questo effetto potrebbe essere spiegato col fatto che il digiuno aumenterebbe la sensibilità all’insulina.
Digiuno e infiammazioni croniche
Uno studio condotto presso la Yale School of Medicine, negli USA, e pubblicato su Nature Medicine, dimostra gli effetti anti-infiammatori del digiuno. Anche la sindrome del colon irritabile migliora significativamente grazie al digiuno. L’ipotesi per spiegare questo effetto potrebbe essere una modificazione della sensibilità viscerale e del sistema immunitario intestinale, o una riduzione dell’attività allergica.
Digiuno e malattie psichiche
Il digiuno fa bene al corpo ma anche all’anima: gli studi condotti dallo psichiatra russo Nikolaev negli anni 1960-1980 avevano già dimostrato che il digiuno migliora lo stato psichico dei pazienti affetti da stati depressivi, da certe forme di schizofrenia e da disturbi ossessivi-compulsivi .
Come è noto, nell’intestino sono presenti 10-20 milioni di neuroni. I ricercatori ritengono che gli effetti del digiuno sullo stato psichico derivino dal fatto che il digiuno permette di mettere a riposo il sistema gastrointestinale, e quindi tutti questi milioni di cellule nervose, e di rinnovare le cellule dell’intestino.
Studi più recenti sull’umore e la depressione avanzano un’altra ipotesi per spiegare l’effetto positivo del digiuno sulle malattie psichiche: già dall’inizio del digiuno si attiverebbero i meccanismi cellulari di resistenza allo stress. Nel corso delle sue ricerche il medico tedesco Andreas Michalsen ha osservato un aumento della produzione di dopamina durante un periodo di digiuno (effetto euforizzante) e di serotonina, chiamata anche ormone del buonumore.
Le controindicazioni al digiuno
Non tutte le persone possono praticare il digiuno: l’ideale è affidarsi a un medico nutrizionista che, in caso di patologie esistenti (come diabete o malattie metaboliche), sappia come consigliare ed evitare problemi di salute.
Il digiuno totale necessita di un periodo di preparazione, passare infatti da una nutrizione normale o addirittura abbondante all’astensione totale dal cibo provoca nel nostro organismo una condizione di stress: da un lato, infatti, il corpo, per ricavare gli zuccheri che mancano, innalza il livello di cortisolo, dall’altro abbassa il metabolismo per resistere meglio in mancanza di risorse.
A lungo andare un eccesso di cortisolo può comportare importanti conseguenze sia fisiche sia psichiche, come ritenzione idrica, squilibri nella glicemia, difficoltà a perdere peso, calo delle difese immunitarie, erosioni/ulcere gastriche e oscillazioni dell’umore con fasi depressive.
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