La natura del neonato, il continuum tra grembo materno e corpo materno
Una antichissima tradizione indiana vede la relazione della mamma con il suo bambino come un continuum energetico fra la vita uterina e quella extra-uterina.
Fase di utero-gestazione
L’utero è un ambiente protetto, caldo e rassicurante ed è il primo ambiente nel quale e del quale il feto prende coscienza e comincia a sperimentare l’uso dei sensi: sente i gusti a partire già dalla tredicesima settimana di vita uterina; sente gli odori dalla diciassettesima circa e non di meno si può dire per l’udito, dato che già da prima della ventiquattresima settimana di gestazione sente tutti i rumori che arrivano dall’esterno. Sicuramente però la prima vera esperienza sensoriale del feto deriva dal movimento: dal momento in cui lo spermatozoo incontra l’ovulo, il movimento domina qualunque trasformazione.
L'organo di senso collegato al movimento è la pelle, che con i suoi innumerevoli ricettori è la prima a formarsi e produrre stimoli; la pelle ed il sistema nervoso sono quindi in stretta connessione.
Fase di estero-gestazione
I primi 9 mesi di vita dopo la nascita rappresentano il primo contatto diretto, fisico ed emotivo, con l’esterno. Tutti i sensi verranno fortemente sollecitati ed in particolare il senso del tatto; le esperienze tattili sono fondamentali. Nel grembo materno il feto si sento avvolto dalle pareti uterine, cullato dalla pressione ritmica del liquido amniotico. Prova a immaginare come si sente quando, al momento della nascita, entra in contatto improvviso con l’aria esterna!

Il continuum tra passato e presente
Secondo J. Liedloff (2001) nella nostra cultura ci siamo così staccati dall’istinto che non siamo più capaci di capire quando un impulso è buono o distorto. Ciò che si intende per “buono” è quanto esiste di rispondente all’antico continuum della nostra specie nella misura in cui esso si adatta alle tendenze e alle aspettative con cui ci siamo evoluti, pertanto l’essere di ogni individuo era un riflesso dell’esperienza che si aspettava di incontrare”.

Cosa si aspetta il neonato umano
Durante il periodo intrauterino l’essere umano viene come di consueto nutrito, riscaldato e trasportato dappertutto più o meno come lo sono stati i feti degli uomini primitivi (Liedloff, 2001).
Stare in braccio

Il neonato non ha il senso del tempo che scorre, non può capire perché deve aspettare tanto tempo prima che i suoi bisogni vengano soddisfatti. Il neonato vive nell’eterno presente: se è nel caldo delle braccia prova la beatitudine, se non lo è sente il vuoto.
Il bambino non capisce perché la venuta al mondo debba cambiare qualcosa per lui: all’interno dell’utero è abituato a vedere esauditi tutti i suoi desideri, non capisce perché dopo dovrebbe essere costretto ad aspettare, a piangere, a elemosinare quello che gli spetta di diritto, secondo quanto scritto nei suoi geni.
Se un neonato vive solo nel presente, quando sente un bisogno e comincia a piangere per comunicarcelo non può capire né sapere che la mamma arriva subito, che l’ha lasciato perché aveva qualcosa di più importante da fare, non ha la speranza che i suoi desideri vengano esauditi, proprio perché non ha la percezione del futuro.

Cosa si aspetta la mamma
Citando Liedloff (2001), “in una società del continuum le famiglie dovrebbero essere a stretto contatto con altre famiglie e tutti dovrebbero avere l’occasione di essere in compagnia e ricevere aiuto. Una donna lasciata sola ogni giorno con i suoi figli viene privata degli stimoli sociali quando, invece, avrebbe bisogno di sostegno a livello emozionale e intellettuale che essi non possono offrirle. Il risultato è negativo per la madre, i figli, la famiglia e la società. Il posto dei bambini è la periferia, non il centro, per permettere agli adulti di continuare le proprie mansioni e mantenere i propri interessi, lasciando libero il bambino di intervenire, motivandolo così in modo sereno e non conflittuale.In una società basata sul continuum le varie generazioni vivrebbero tutte sotto lo stesso tetto e avrebbero tutte il diritto di non annoiarsi, infatti uno dei modi per spingere la personalità umana troppo in là consiste nel privarla del minimo necessario in quanto a varietà di stimoli: la conseguente perdita di benessere consiste nella forma nota come noia. Una cultura che esige che le persone vivano in un modo per cui l’evoluzione non le ha predisposte, che non soddisfa le proprie aspettative innate, è destinata a danneggiare le personalità di coloro che la subiscono.”
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