A mio figlio serve il logopedista? Scopriamo quando è consigliabile rivolgersi a questo specialista
Lo sviluppo del linguaggio comincia fin dalla nascita, attraverso l’ascolto e l’imitazione, ben prima che il bambino pronunci la prima parola.

La bocca, fonte di apprendimento
Fin dai primi mesi di vita, si parla infatti di fase “orale”, la bocca rappresenta per i bambini la fonte di apprendimento privilegiata: il bambino inizia ad esplorare il mondo circostante afferrando gli oggetti circostanti, portandoli alle labbra e succhiandoli.
Ben prima di parlare, il bambino allena la propria bocca attraverso la suzione, la masticazione e la deglutizione, così che il movimento muscolare sviluppi l’articolazione che è alla base della fonazione. L’incapacità del bambino ad utilizzare la bocca in questo modo è un campanello d’allarme, per esempio un bambino che preferisca cibo liquido o semisolido, spesso richiesto nel biberon, agli alimenti solidi.
Un segno di immaturità dell’articolazione della bocca può essere ad esempio la permanenza di abbondante perdita di saliva in età avanzata, ad esempio dopo diverso tempo da quando ha iniziato a camminare, e anche mentre non mangia.
Quando l’apprendimenti del linguaggio è problematico
Non tutti i bambini raggiungono gli stessi traguardi alla stessa età. Quando il bambino comincia a parlare non prima dei 3 anni si dice comunemente essere un “parlatore tardivo”.
Oltre i 3 anni, se il bambino non parla, è possibile rivolgersi al logopedista, che possa valutare la presenza di un disturbo del linguaggio.
Anche prima dei 3 anni, tra i 18 e i 30 mesi si possono osservare alcuni fattori di rischio, per esempio la presenza di un basso livello di comprensione linguistica, un ridotto uso della gestualità e una ridotta velocità dei progressi nello sviluppo del linguaggio.
I disturbi del linguaggio
Possiamo dire che un bambino ha un disturbo del linguaggio quando ha difficoltà a capire cosa gli diciamo, conosce solo un numero di parole limitato, compie errori legati alla forma (dire ad esempio “cimena” al posto di “cinema”) o all’accordo nome-articolo e nome-verbo (es. “i bambino correre”) oppure omette alcune parti delle frasi.
La balbuzie

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